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lunedì 24 maggio 2010

Centocinquanta e li dimostra tutti


Centocinquanta e li dimostra tutti.

 

Voglio esprimere alcune riflessioni sulle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

Si sta discutendo dell'opportunità o meno di dare rilievo a queste celebrazioni; qualcuno si sta defilando, qualcun altro si oppone dichiaratamente. C'è chi dice che è retorica inutile, chi invece ne reclama i valori; chi esorta a darsi da fare per non arrivare impreparati allo scoccare dell'ora, chi mette i bastoni fra le ruote. Ancora una volta l'unità disunisce. Paradossale.

 

Il solo fatto che l'evento generi queste diverse e contrapposte posizioni, la dice lunga sulle contraddizioni, spesso soltanto sopite e talvolta riaffioranti come sussulti acidi nel corpo distratto e indaffarato della nostra società. "Distratto" perché siamo costretti ad andare dietro agli "affari" più o meno leciti dei nostri dirigenti politici e non cogliamo chiaramente dove mirano i loro disegni e progetti. Ma questo è pane quotidiano di tutti i giornali, è anche facile da dirsi, non è su questo che voglio riflettere.

 

Dobbiamo ringraziare la Lega se finalmente da qualche anno comincia a diventare pubblica opinione l'idea che l'unità nazionale non sia un valore condiviso. Non perché io condivida la frantumazione della nostra Unità, ma perché ci spinge a riflettere sul processo di costruzione e consolidamento della nostra identità nazionale.

 

Se andiamo a studiare i documenti storici, scopriamo che l'unità d'Italia non è mai stata un'esigenza di popolo, bensì una volontà politica di una minoranza, espressione di una classe politica ben precisa. Di quella borghesia del nord, diciamo pure illuminata, che, nel clima politico giusto, sull'onda del '48, riteneva maturi i tempi per abbattere barriere doganali e allargare il mercato. Il popolo, quello minuto, il proletariato insomma (perché anche la borghesia è popolo) era lontano dagli ideali di Unità. Ancor più il popolo del Mezzogiorno, che si sentiva, tutto sommato, sufficientemente devoto al Papa e a Re Ferdinando, e che quindi non poteva che sentirsi illegittimamente aggredito da un esercito straniero. Se non bastasse, si vada a vedere la documentazione relativa al plebiscito-farsa del 21 ottobre 1860.

Dunque queste le immediate conclusioni:

1° – L'unità territoriale non è stato affatto un desiderio unanime

2° – L'unità è stata voluta principalmente dal Nord (che oggi rinnega)

 

Il fatto che il "neonato" nascesse deforme è evidenziato dall'insorgere, proprio l'indomani dell'Unità, di un "tumore maligno" chiamato "Questione Meridionale".

Bisognava somministrare dosi massicce di retorica per dimostrare la bontà dell'operazione e per nascondere il grave dissesto economico in cui il Piemonte si trovava. Figure ambigue e opportuniste come i Savoia, come Cavour, criminali di guerra come Garibaldi, idealisti rivoluzionari come Mazzini, dovevano necessariamente salire agli onori dell'altare laico del nascente Stato e diventare Padri della Patria per poter occultare una verità dolorosa. Per anni ci hanno riempito la testa, e non solo, di gesta eroiche, di patriottismo ecc. ecc. salvo poi scoprire i risultati delle inchieste parlamentari, gli atti giudiziari dei processi, i resoconti del Banco delle Due Sicilie, volutamente tenuti nascosti dalla cultura di Stato, quella dei sussidiari delle elementari, quella che scopriva lapidi e monumenti pronunciando ampollosi discorsi d'occasione. Dunque:

3° - Le fondamenta della nostra Nazione sono fragili

 

Ma bisognava che fosse così, bisognava cioè avere una identità nazionale, bisognava che avessimo valori condivisi, sennò come facevamo? Tutti gli stati ce l'hanno. E allora ogni occasione era buona per ribadire i valori del Risorgimento. Così la Prima Guerra Mondiale altro non era se non il compimento di quello. Poco importa se masse di contadini del Sud hanno reagito alla guerra o subendola come una violenza di Stato o rifiutandola con forme, le più disparate, di diserzione.

Ancora una volta veniva in evidenza una discrepanza notevole: una metà del territorio aveva difficoltà a riconoscersi parte di un unicum sociale e culturale. Lo Stato burocrazia era percepito nel Mezzogiorno come struttura estranea, aliena, distante dagli interessi e dai bisogni reali del popolo. Il mostro era pronto a generare un altro mostro: lo Stato nello Stato. Un'anomalia tutta italiana. Diversamente che altrove, qui da noi la criminalità non solo si organizza, ma si struttura perché le sue basi sono sociali, diffuse, sono prima di tutto sub-cultura. E chi ha avuto l'illusione di poterla asportare, come si asporta un'escrescenza, ha capito che era pressocché impossibile, che tanto valeva convivere, nutrendo l'illusione peggiore di ricondurla nei binari della liceità. Così il fascismo, così la sua alleata: la classe dei proprietari terrieri, dei latifondisti.

4° - Le fondamenta della nostra Nazione sono marce

 

Finita la guerra, la seconda, l'Italia, uscita distrutta, ha bisogno di salvare la faccia sia nel consesso delle nazioni, sia all'interno. Quale migliore occasione per affermare ancora una volta i valori del Risorgimento e dire che la lotta partigiana altro non è stato se non il compimento di quello. E giù altra retorica, a fiumi. La verità viene ancora occultata. Si stende un velo pietoso sul fatto che al referendum Repubblica/Monarchia il Sud risponde in modo inequivocabile: Monarchia. Si fa finta di niente sul fatto che, con un colpo di spugna, quelle masse che solo ventiquattro anni prima, con acquiescente consenso, portavano Mussolini al potere, da nere erano diventate bianche. Che anche in questo caso la lotta par

Legge Bavaglio e Anniversario strage Capaci

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domenica 16 maggio 2010

Mercoledì 19 Maggio 2010

MERCOLEDI' 19 MAGGIO 2010 all'interno della trasmissione I FATTI VOSTRI su RAI2 condotta da GIANCARLO MAGALLI tra le 12,40 e le 13 , ALESSANDRO SOLIMEO sarà  ospite per poter dare risonanza alla sua battaglia per ottenere giustizia dopo la scomparsa ( il 2 NOVEMBRE 2008) del suo papà e nostro amico CARMELO SOLIMEO in seguito a un trapianto di fegato avvenuto al POLICLINICO DI BARI.

sabato 1 maggio 2010

I passi del silenzio

Oggi alle ore 20 su TV SAT 2000 (e poi in replica il 2/5 alle ore 13:30 o 23:15) andrà in onda la trasmissione '' I Passi del silenzio'' che racconta lo scorrere di un intera giornata all'interno del MONASTERO DELLE CLARISSE DI OTRANTO: la preghiera, il lavoro, la meditazione individuale e di gruppo, i momenti convivialI.




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