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giovedì 9 aprile 2009

PROVINCIA: UN CENTRO SINISTRA SENZA SINISTRA

Provincia: Un centro-sinistra senza sinistra

La candidatura a Presidente della Provincia di Brindisi del capo della locale Confindustria è un’operazione priva di credibilità ed al tempo stesso umiliante per il Partito Democratico. Di seguito articolo integrale di Michele DI SCHIENA.



Provincia: Un centro-sinistra senza sinistra

Per la candidatura alla Presidenza della Provincia il Partito Democratico ha operato una scelta non convincente per metodo e merito. Dopo la conclusione della tormentata vicenda della Presidenza Errico il PD avrebbe dovuto procedere ad una seria consultazione della sua base ed avrebbe dovuto, partendo da una approfondita proposta programmatica, aprire la trattativa con le forze che si fossero dichiarate disponibili ad un’eventuale alleanza. Le cose sono invece andate in tutt’altro modo: la trattativa avviata con le altre formazioni del centro-sinistra è stata dal PD trattata come un adempimento formale privo di qualsiasi interesse mentre, come si è sentito e letto, fuori e lontano dalla nostra comunità pochi intimi in riservati ambienti decidevano la discesa in campo del presidente della locale Confindustria Ferrarese. E così veniva allestito, per mascherare la realtà, lo spettacolo di una candidatura presentata come “autonoma” ed in qualche modo “civica” destinata ad incontrare il sostegno prima dell’UDC e dopo del PD.

Un’operazione priva di credibilità ed al tempo stesso umiliante per il Partito Democratico dal momento che la candidatura Ferrarese aveva già trovato l’ostentato patrocinio dell’on.le Casini. E’ chiaro invece che tale candidatura è stata decisa verticisticamente fuori da Brindisi ma, a voler tutto concedere, delle due l’una: o il PD ha trattato e concordato riservatamente la candidatura in questione mortificando la sua base e la sua dirigenza locale chiamate solo a ratificare scelte “centralisticamente” operate o tale partito ha accettato ex post la candidatura ed il progetto da essa incarnato senza previe intese e senza neppure aver ricevuto alcuna formale richiesta in tal senso. Resta in ogni caso il fatto che del programma della nuova coalizione si è cominciato a parlare (e forse anche finito di parlare) solo nel primo incontro dello schieramento svoltosi il 6 aprile quando l’intesa era già stata anche formalmente conclusa. Quanto poi al merito della scelta non può sfuggire che il Partito Democratico è apparso più preoccupato di assicurarsi ad ogni costo la vittoria (peraltro non certo scontata) che di costruire una coerente e convincente proposta politica. Logica questa con la quale il PD ha deciso di sostenere chi aveva costantemente e duramente criticato gli orientamenti e le scelte concrete dell’Amministrazione uscente e della maggioranza che ancora oggi la sostiene; un personaggio che, per la sua storia pubblica e gli obiettivi perseguiti, non sembra in linea con la cultura progressista e forse neppure con la sensibilità ideale e politica del cattolicesimo democratico di orientamento centrista.

Con specifico riferimento poi ai contenuti dell’intesa, va rilevato che le condizioni tardivamente poste dal PD (continuità programmatica, rifiuto del rigassificatore, incisiva riduzione del carbone bruciato nelle centrali elettriche, tutela dell’ambiente, welfare locale ed altro) appaiono frammentarie, lacunose, in molti casi generiche e soprattutto non sorrette da alcuna idea-forza o linea-guida nonché prive di qualsiasi riferimento ad un organico progetto per un diverso modello di economia locale costruito dal basso col metodo della partecipazione democratica. Un modello rivolto a promuovere le risorse e le vocazioni locali (mare, porto, agricoltura, turismo, commercio, artigianato), a dare impulso alle piccole e medie imprese, a rendere ambientalmente compatibili i grandi insediamenti industriali esistenti, a rifiutare la realizzazione del rigassificatore ed a favorire l’occupazione anche mediante l’adozione di interventi straordinari e urgenti per fronteggiare la drammaticità della crisi in atto. Siamo insomma di fronte al tentativo di costruire una coalizione di centro-sinistra senza progetto e senza sinistra.

Il Partito Democratico sta a cuore non solo a chi vi aderisce ma anche a quanti, pur puntando ad innovazioni sociali ed economiche più incisive di quelle riformiste, guardano ad esso come alla struttura portante di una possibile alternativa in campo nazionale all’attuale maggioranza delle destre. Ed è con questo spirito che va rivolto al PD l’invito a riflettere sui rischi che comporta l’avviata svolta e ad adoperarsi per impedire l’amaro “ritorno” di un pesante passato che spegnerebbe le speranze accese in questi anni da un vasto movimento di opinione espresso dalla società civile e dalle scelte di fondo delle Amministrazioni locali. L’auspicio è che le aree dissenzienti del centro-sinistra sappiano trovare le necessarie convergenze per costituirsi in un indispensabile polo di resistenza e di rilancio.

Brindisi, 8 aprile 2009

Michele DI SCHIENA

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