
UN MOMENTO DIFFICILE CHE RICHIEDE AUTOCRITICA.
UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
La caduta del Governo Prodi e la crisi della maggioranza politica che lo sosteneva sembrano svolgersi in un clima di diffusa rassegnazione da parte delle forze di centro-sinistra. Si ha l’impressione che i partiti, i movimenti e l’espressioni sociali dell’area progressista e di sinistra non abbiamo consapevolezza pienamente avvertita della devastante onda d’urto, antidemocratica e autoritaria, costituita dalla destra a guida berlusconiana che con martellante propaganda, vuota e retorica, s’inserisce nelle contraddizioni e nelle difficoltà dei presenti rapporti sociali ed economici fondati sul dominio della cultura e della pratica mercantile, per solleticare gli istinti dell’individualismo più esasperato e provocare risposte conseguenti seguite dai più beceri umori.
Il segno più evidente del costume politico di certa destra e di certe aree scollatesi dal centro sinistra è stato offerto al Senato in occasione del dibattito e della votazione sulla fiducia che ha determinato la fine del Governo Prodi, allorché consistenti gruppi di senatori hanno costruito una situazione di volgare scontro con insulti, intimidazioni e violenze di vario tipo: per trasformare il Senato da un alto consesso di civile confronto e di passione politica in una aula “sorda e grigia” di drammatica memoria.
Il popolo che si riconosce nelle istituzioni democratiche, nello Stato di diritto, nella Repubblica fondata sul lavoro non può più coltivare illusioni: per gli errori che sono stati fatti con le assolutizzazioni di questo o di quel gruppo politico e con il protagonismo irresponsabile di alcuni parlamentari si stanno pagando gravemente e rischiano di gravare sempre di più sui lavoratori e sulle fasce sociali più deboli. Occorre fare un collettivo esame di coscienza con la massima serietà.
Solo così si può dare una risposta immediata e convincente da parte di tutte le espressioni politiche e sociali del centro-sinistra che devono farsi carico della gravità della situazione del Paese e delle sue prospettive per mobilitarne la coscienza democratica e civile. Una risposta robusta in termini di contenuti ideali e culturali e che siano chiari e comprensibili; di contenuti politici facilmente riconoscibili nella direzione della lotta contro inaccettabili disuguaglianze, nella difesa del lavoro, della formazione, dell’istruzione e della partecipazione alla vita sociale e politica a partire dalle città e dai quartieri. E ciò a partire dalla testimonianza personale e di gruppo da parte degli organismi dirigenti dei partiti e dei movimenti del centro-sinistra, con riferimento in particolare alla cura e alla preoccupazione dell’interesse generale per il quale vanno sacrificate le pur legittime aspirazioni di gruppi, di cordate o di singole persone.
Per rispondere alla sfida di questa destra demagogica e aziendalista che vuol fare del potere finanziario-speculativo il fondamento dei poteri dello Stato, è urgente rielaborare e rinnovare le culture e le pratiche politiche della “Resistenza”, quelle che promuovono l’esercizio reale della libertà dei cittadini, dei loro diritti e doveri, la coesione sociale, l’arretramento delle barriere sempre nuove che si costruiscono tra gli uomini, i ceti sociali e i popoli.
In questo delicatissimo momento punto fondamentale di riferimento è il Presidente della Repubblica che non può essere tirato di qua e di là secondo interessi di singoli partiti. Facciamo perciò appello alla Sua responsabilità, autonomia e lungimiranza perché nell’esercizio delle sue funzioni voglia tener conto delle preoccupazioni di quella società civile che non può essere da Lui formalmente sentita durante le consultazioni e che chiede con forza che le decisioni da prendere siano assunte nell’esclusivo interesse generale del Paese.
Il segno più evidente del costume politico di certa destra e di certe aree scollatesi dal centro sinistra è stato offerto al Senato in occasione del dibattito e della votazione sulla fiducia che ha determinato la fine del Governo Prodi, allorché consistenti gruppi di senatori hanno costruito una situazione di volgare scontro con insulti, intimidazioni e violenze di vario tipo: per trasformare il Senato da un alto consesso di civile confronto e di passione politica in una aula “sorda e grigia” di drammatica memoria.
Il popolo che si riconosce nelle istituzioni democratiche, nello Stato di diritto, nella Repubblica fondata sul lavoro non può più coltivare illusioni: per gli errori che sono stati fatti con le assolutizzazioni di questo o di quel gruppo politico e con il protagonismo irresponsabile di alcuni parlamentari si stanno pagando gravemente e rischiano di gravare sempre di più sui lavoratori e sulle fasce sociali più deboli. Occorre fare un collettivo esame di coscienza con la massima serietà.
Solo così si può dare una risposta immediata e convincente da parte di tutte le espressioni politiche e sociali del centro-sinistra che devono farsi carico della gravità della situazione del Paese e delle sue prospettive per mobilitarne la coscienza democratica e civile. Una risposta robusta in termini di contenuti ideali e culturali e che siano chiari e comprensibili; di contenuti politici facilmente riconoscibili nella direzione della lotta contro inaccettabili disuguaglianze, nella difesa del lavoro, della formazione, dell’istruzione e della partecipazione alla vita sociale e politica a partire dalle città e dai quartieri. E ciò a partire dalla testimonianza personale e di gruppo da parte degli organismi dirigenti dei partiti e dei movimenti del centro-sinistra, con riferimento in particolare alla cura e alla preoccupazione dell’interesse generale per il quale vanno sacrificate le pur legittime aspirazioni di gruppi, di cordate o di singole persone.
Per rispondere alla sfida di questa destra demagogica e aziendalista che vuol fare del potere finanziario-speculativo il fondamento dei poteri dello Stato, è urgente rielaborare e rinnovare le culture e le pratiche politiche della “Resistenza”, quelle che promuovono l’esercizio reale della libertà dei cittadini, dei loro diritti e doveri, la coesione sociale, l’arretramento delle barriere sempre nuove che si costruiscono tra gli uomini, i ceti sociali e i popoli.
In questo delicatissimo momento punto fondamentale di riferimento è il Presidente della Repubblica che non può essere tirato di qua e di là secondo interessi di singoli partiti. Facciamo perciò appello alla Sua responsabilità, autonomia e lungimiranza perché nell’esercizio delle sue funzioni voglia tener conto delle preoccupazioni di quella società civile che non può essere da Lui formalmente sentita durante le consultazioni e che chiede con forza che le decisioni da prendere siano assunte nell’esclusivo interesse generale del Paese.
Brindisi, 29 gennaio 2008
Giancarlo CANUTO coordinatore provinciale A Sinistra
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