Acque Chiare: interessi della comunità
e doveri della politica
Un villaggio che doveva sorgere sulla costa brindisina per promuovere il turismo con ricadute positive sull’economia locale diventa un quartiere residenziale esclusivo in barba alla precisa ed articolata normativa in materia; impegni formalmente assunti in un “accordo di programma” ed in una convenzione vengono disinvoltamente dissolti da clausole modificatrici giustificate da improbabili transazioni senza che il Consiglio comunale sia chiamato ad esprimersi in merito; i previsti «impianti di tipo ricettivo alberghiero», destinati all’alternarsi di soggiorni vacanzieri e turistici, si convertono, per magica metamorfosi, in ville cedute (con contratti ed in forza di legittimazioni che sarebbe interessante conoscere) nella proprietà o comunque nella disponibilità totale e permanente di soggetti considerati di fatto “acquirenti”: sono questi i connotati della vicenda del complesso di “Acque Chiare” per come emergono dai resoconti degli sviluppi della inchiesta penale che in questi giorni è sfociata nel sequestro dell’area e dalle notizie sulle risultanze del «parere tecnico-legale» espresso da un qualificato esperto interpellato dal Sindaco Mennitti dopo l’avvio delle indagini giudiziarie e l’esplosione del caso.
Siamo quindi di fronte ad un fatto assai grave: l’interesse pubblico allo sviluppo turistico della città soppiantato da interessi diversi ai quali viene riservato un trattamento privilegiato con facilitazioni e deroghe alla disciplina prevista in funzione di specifiche finalità sociali; la prospettazione di procedure ed atti amministrativi illegittimi per violazioni di leggi e sviamenti di potere; le accuse dell’autorità giudiziaria di comportamenti penalmente censurabili che gettano una luce sconcertante sull’intera operazione; i danni arrecati agli “acquirenti” in buona fede delle ville i quali giustamente si accingono a chiedere adeguati risarcimenti a fronte della conclamata impossibilità giuridica di qualsiasi sanatoria. In questa complessa situazione fatica a farsi strada, fra la nebbia di meschine prudenze e di interessati diversivi, il punto focale dell’intera questione e cioè la ferita inferta all’interesse pubblico della comunità brindisina alla realizzazione di un’iniziativa che avrebbe dovuto favorire il turismo con strutture aperte alla fruizione di tutti i cittadini interessati. Un interesse generale quindi sacrificato sull’altare di interessi particolari, una finalità sociale estromessa da profitti e vantaggi privati.
Merita allora corale apprezzamento l’intervento della Magistratura rivolto a verificare se gli interessi generali sottesi all’operazione siano stati offesi sotto il profilo penale ma, al tempo stesso, amareggia la latitanza di soggetti e poteri che quegli interessi avrebbero dovuto tutelare sotto profili diversi. Dove era la politica, tutta la politica, mentre la vicenda di “Acque Chiare” si svolgeva con atipiche modalità dentro e fuori il “palazzo”? Come si spiegano tante distrazioni e tanti silenzi? Come mai è sfuggita all’Amministrazione provinciale una vicenda dagli indubbi risvolti ambientali e sociali? E perché nei “palazzi” della politica nessuno ha visto, nessuno ha sentito e nessuno ha avuto qualcosa da dire fino a quando il problema è stato sollevato da una lettera al Sindaco (chissà perché “riservata”) di un consigliere comunale e da alcune voci isolate della società civile? In quali faccende erano affaccendati quei soloni dell’economia locale che inneggiano allo sviluppo e all’occupazione solo in presenza di progetti che, senza risolvere questi problemi, devastano l’ambiente e mettono a rischio l’incolumità dei cittadini?
Un passato quindi di amara sconfitta della politica. Ma l’oggi ed il domani possono segnare sulla questione un positivo cambiamento di rotta? Chiare ed appropriate si appalesano le recenti dichiarazioni del Sindaco Mennitti il quale si è detto angosciato perché ci siano cittadini i quali, invece di indignarsi con chi li avrebbe tratti in inganno, si indignano contro coloro che cercano di fare giustizia. Dichiarazioni con le quali il Sindaco Mennitti ha anche assicurato piena collaborazione ai giudici nella sua qualità di custode giudiziario. Giustissimo. Ma sarebbe anche opportuno che l’on.le Mennitti, nella qualità questa volta di Sindaco, e l’Amministrazione da lui presieduta facessero conoscere cosa intendono fare a tutela degli interessi della nostra comunità che è stata sicuramente la “grande danneggiata” dall’operazione e che rischia di diventare la “grande dimenticata” negli sviluppi della vicenda. L’inchiesta penale farà il suo corso ma l’inchiesta amministrativa ha la sua autonomia e dovrebbe perciò essere portata quanto prima a compimento con l’assunzione delle dovute decisioni. Ed in tale ottica si pongono alcune domande. Non è giusto che il Consiglio comunale sia chiamato a pronunciarsi sul parere tecnico-legale acquisito? Se ci sono state gravi irregolarità amministrative (abbiano o meno risvolti penali), non va valutata l’esigenza dell’esercizio del potere di autotutela per la rimozione degli atti illegittimi e le conseguenti misure? E non si impone la verifica dei danni subiti dalla comunità cittadina in vista di possibili istanze risarcitorie? Ce n’è abbastanza perché la politica si senta finalmente interpellata.
Brindisi, 7 giugno 2008
Michele DI SCHIENA
domenica 8 giugno 2008
ACQUE CHIARE: INTERESSI DELLA COMUNITA' E DOVERI DELLA POLITICA
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