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venerdì 17 ottobre 2008

MESAGNE: I PRECARI RIMANGONO "PRECARI" (di Toni Matarrelli)


MESAGNE: I PRECARI RIMANGONO "PRECARI"

Le recenti dichiarazioni dell'Assessore al personale del Comune di Mesagne Domenico Magrì sulla spinosa questione della "stabilizzazione" lasciano di stucco. Non tanto e non solo per l'infondatezza di talune affermazioni, in spregio alle più elementari verifiche dei fatti, ma anche e soprattutto per la mancanza di rispetto per i lavoratori, sulla cui pelle si tenta di speculare.

La propaganda, tuttavia, è lecita per le faccende di più lieve entità, non per storie che travolgono la vita e i destini degli uomini: per questo motivo invitiamo Magrì a tenere un basso profilo, occupandosi di risolvere i problemi e non di fingere di averlo fatto, magari per spicciolo calcolo elettoralistico.

Magrì ha dichiarato ai quattro venti di aver "stabilizzato" i precari del Comune di Mesagne; volendo dargli retta, dovremmo aspettarci una stabilizzazione a tempo indeterminato come quella realizzata – per intenderci – dalla Regione Puglia con i precari della sanità o dalla Provincia di Brindisi con i lavoratori della Santa Teresa. E invece no: i precari mesagnesi potranno godere di una stabilità ancora una volta precaria, che è una contraddizione in termini, poiché i loro contratti dureranno da otto a venti mesi! Di fatto, una stabilizzazione a tempo determinato non è una stabilizzazione, almeno per chi ha pudore nella scelta delle parole.

Di cosa si è vantato allora l'assessore al personale? Semplicemente di aver compiuto l'ultimo passo di un provvedimento attuato dal Commissario Prefettizio, il quale ne intraprese l'iter per tutelare i contratti co.co.pro. di figure non altamente professionalizzate che altrimenti sarebbero state buttate a mare. Dunque, Magrì si rallegrava per aver nominato le commissioni a conclusione di tale iter e ha deciso di rendere partecipe la popolazione con – riteniamo - eccessiva enfasi. Non ci pare, tra l'altro, che quei lavoratori siano analogamente felici: per alcuni è addirittura previsto l'abbattimento delle ore di lavoro a 20 alla settimana, con una conseguente decurtazione degli stipendi.

E' evidente allora che se Magrì si fosse attenuto alla verità storica, invece di rimanere preda di pulsioni inutilmente trionfalistiche, avrebbe dovuto chiedere ulteriore pazienza ai lavoratori, promettendo loro migliori soluzioni dopo questo tentativo raffazzonato e mal riuscito.

Molti sono i problemi ancora sul tavolo: ad esempio i cinque lavoratori della biblioteca, non solo dimenticati da un bando ingeneroso nei confronti di donne e uomini così laboriosi ma anche dall'impudica amministrazione comunale. Oppure gli LSU, considerati con tutta evidenza alla stregua di lavoratori di serie B e privi di una pur minima o temporanea garanzia contrattuale: è mai possibile rimandare ancora la soluzione di tali vicende che prima di essere vertenze burocratiche sono storie di diritti lesi e di dignità offese? O ancora, l'urgenza di sanare – con le progressioni verticali – le numerose anomalie di chi sconta una qualifica inferiore rispetto alle mansioni svolte.

Forse è piuttosto il caso di abbandonare la politica dei proclami e di affrontare i problemi nell'interesse generale: il consenso verrà da sé.

Mesagne, 16 ottobre 2008

Toni Matarrelli – Consigliere comunale Rifondazione Comunista

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