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martedì 7 ottobre 2008

L'AREA VASTA BRINDISINA ED IL COMUNE DI MESAGNE (di Pompeo Molfetta)

L’AREA VASTA BRINDISINA ED IL COMUNE DI MESAGNE

Il Piano Strategico (PS) per lo sviluppo dell’Area Vasta Brindisi (AVB) rappresenta per il nostro territorio una grande occasione di crescita culturale, ma spiace constatare che intorno ad essa si sprecano solo luoghi comuni e spesso anche le Istituzioni pubbliche dimostrano una conoscenza vaga e approssimativa. La logica di tale Piano è ispirata a indicazioni della Comunità europea e a delibere governative e regionali che hanno promosso un nuovo modello di pianificazione in seguito al fallimento di un progetto di sviluppo del Mezzogiorno fondato sugli insediamenti dell’industria pesante, sui finanziamenti “a pioggia” (Por, Pit, Pis, Gal) largamente inutilizzati o male utilizzati, affidato a procedure verticistico burocratiche scarsamente o per nulla capaci di coinvolgere le popolazioni locali e le loro articolazioni sociali, e spesso legato all’assistenzialismo di Stato. Il nuovo modello vuole promuovere invece un processo partecipativo capace di valorizzare tutte le espressioni della società civile e anche soggetti singoli, chiede agli enti locali di assumere un ruolo di coordinamento e di elaborazione efficace di sintesi politica sempre aperta, che si muove attorno ad un’idea condivisa di città e di sviluppo di un territorio.
Allo stato l’Area Vasta Brindisina si è dotata dello strumento in cui si definisce il rapporto di partecipazione fra le forze in campo che è la Convenzione (sottoscritta il 12 settembre 2007) la quale struttura gli organismi che definiscono la governance del piano: la Conferenza dei Sindaci 2013, la “Cabina di Regia”, l’Ufficio del Piano e sancisce l’istituzione di un tavolo interattivo permanente (forum) con il partenariato economico e sociale. Nel Documento di Riallineamento successivamente elaborato ed approvato dalla Conferenza dei Sindaci il 30 ottobre 2007 a Costa Morena si riassumono e ridefiniscono gli orientamenti comunitari e regionali, e si rielaborano le linee guida del PS dell’AVB secondo una chiave interpretativa che tiene conto delle istanze specifiche del territorio. Ad esse deve fare riferimento la elaborazione delle schede/progetto che affluiranno in prima istanza all’Ufficio di Piano per una valutazione tecnica di congruità e compatibilità con gli orientamenti generali del Piano prima di essere strutturati e inviati al Comitato di Valutazione Regionale. Il principio guida di tutto l’intervento programmatico può essere individuato in quello di sostenibilità dei progetti di sviluppo, nei suoi vari aspetti: ambientale, economico e urbano sociale.
Al di la delle enunciazioni fatte nelle conferenze stampa negli incontri ufficiali è difficile sapere se quei meccanismi virtuosi della cooperazione, della partecipazione, della promozione culturale si stiano realmente concretizzando e se i contenuti ispiratori del PS animano concretamente le schede progetto che stanno affluendo al tavolo tecnico dell’AVB. E’ probabile, come peraltro ha sostenuto più volte pubblicamente il Sindaco di Mesagne Enzo Incalza, che sopravviva ancora un certo spirito di campanile, dove chi ha più filo più tesse, che qualcuno stia al palo mentre altri sono già teste di serie.
Certo la questione del potenziamento del sistema portuale e delle reti viarie e ferroviarie ad esso collegate all’interno di un più ampio e consolidato progetto di “Città d’acqua” pone il comune di Brindisi in una condizione di evidente primato. Anche l’asse che fonda lo sviluppo sul turismo in generale e sul turismo religioso ha assunto una certa preminenza, segno di una maggiore vivacità dei comuni che questi progetti sostengono. Più indeterminato appare invece il rilancio del sistema agro-alimentare cui si dovrebbero legare soprattutto le cittadine volte a sud compresa la città di Mesagne, che secondo me, ha fin qui clamorosamente mancato tutti gli obiettivi sensibili del PS.
Mesagne ha perso l’occasione di alimentare, attraverso la discussione intorno all’AVB, quella crescita culturale sui temi dello sviluppo che è il primo obiettivo cercato dal PS. La nostra città ha la necessità storica di fare il punto della situazione, di fare una ricognizione critica dell’incidenza che certi processi hanno avuto sulle trasformazioni in atto sul territorio, sul tenore e sulla qualità della vita. E tali processi riguardano soprattutto la pianificazione urbanistica, la convenzione con l’Auchan, la crisi del comprato agro-industriale, l’abbandono delle campagne, le fragilità del sistema di impresa, il ruolo dell’innovazione e della ricerca.
Manca dunque una ricognizione sul passato che possa consentire un’analisi del presente e naturalmente manca ancor di più l’elaborazione sul futuro, manca l’idea creativa sulla città che vogliamo, manca una riflessione politica preliminare sul modello di sviluppo. E’ stata negata la partecipazione, non è proprio partito quel processo di democrazia partecipativa invocato in premessa in tutti i documenti prodotti nell’ambito dell’AVB. Purtroppo in più occasioni l’Amministrazione comunale ha dimostrato di confondere il principio della partecipazione con il dovere di informazione, per cui al Sindaco e alla sua Giunta è parso sufficiente organizzare un solo incontro pubblico (peraltro poco partecipato) per assolvere ai propri doveri istituzionali e per tacitare la coscienza in un ottica di democrazia della delega in cui i cittadini si affidano completamente il loro destino a chi governa.
Ma ancora più grave è come la città di Mesagne non ha inciso nei processi decisionali più significativi del percorso di pianificazione strategica. Nessun contributo alla indicazione delle linee guida, nessuna rilevanza nel documento di riallineamento, nessuna specificità tematica legata al territorio in cui pure svolge un ruolo cruciale per aspetti logistici ed economici. Mesagne fallisce quindi l’obiettivo di dare un senso politico alla sua proposta che appare invece un mero atto esecutivo di natura tecnica.
Alla mancanza infatti di una idea ispiratrice forte partecipata e condivisa si supplisce con la raccolta acritica del maggior numero di schede progetto esistenti, la gran parte delle quali peraltro rinvengono dalla gestione commissariale e dai Piani Triennali delle Opere Pubbliche degli ultimi governi di centro-sinistra. Progetti, per lo più soltanto annunciati, che vengono sventagliati lungo tutti gli assi del Piano, senza una scansioni di priorità, quasi soltanto per adempiere alle funzioni amministrative previste dal crono-programma del Piano.
Ma il vuoto progettuale più acuto e doloroso è quello che riguarda il settore agro-alimentare e agro- industriale verso cui la nostra città si spende con la proposta del centro agro-alimentare che è la riedizione aggiornata dell’antico sogno del mercato-ortofrutticolo. Su questo tema la città di Mesagne, proprio per la sua collocazione geografica, può svolgere il ruolo di nodo cruciale della rete essendo baricentrica rispetto a tutta l’area-sud della Provincia, che ha e vuole mantenere come prevalente la vocazione agricola. Ma come si può rivendicare un ruolo-guida senza aver preventivamente attivato un tavolo negoziale intercomunale, senza il coinvolgimento delle categorie produttive, delle microaziende agricole, delle grandi cooperative, dei rappresentanti del mondo bracciantile, semplicemente presentando una scheda progetto priva di dati di riferimento, senza uno studio preliminare di fattibilità senza un piano finanziario, senza niente? Di che cosa stiamo parlando?
Si può concludere che chi governa la città di Mesagne non sa nulla della reale condizione economica e sociale, non immagina nulla di ciò che sarà il futuro di questa comunità, non sa nulla dell’AVB e vive nella dimensione del presente come in una nebulosa dominata dalla retorica dei luoghi comuni, dalla suggestione del potere, dall’ imbroglio tecnocratico lontana ormai mille miglia dal concetto di democrazia della partecipazione che è sempre stata la stella polare di tutte le nostre iniziative politiche.
Mesagne, 7 ottobre 2008

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