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mercoledì 4 marzo 2009

Ecco perché il cristiano è "l'uomo della realtà"


Un intervento di Aldo Maria Valli su rai vaticano.blog. Un intervento lungo.. ma che vale la pena leggere, tutto dall'inizio alla fine! Un consiglio, buona lettura.


http://raivaticano.blog.rai.it/2009/02/24/ecco-perche-il-cristiano-e-luomo-della-realta/

Vorrei qui sostenere una tesi e ragionarci un po’ sopra. Anche se molti sostengono il contrario, a me sembra che il cristiano sia l’uomo della realtà. E sapete da che cosa lo si capisce? Dalle parole che usa. Faccio qualche esempio. Il cristiano vede un feto e dice “quella è vita”. Non dice: quella è una cosa che assomiglia alla vita, oppure è vita al quaranta per cento. Che sia vita lo vedono tutti, però chi non è uomo della realtà, perché magari ne ha paura o perché vuole imporre una sua idea contro la realtà stessa, si inventa altre definizioni. Lo stesso dicasi per la morte. Quando il cristiano deve parlare di una persona che è morta dice che è morta. Non teme la realtà e non la vuole cambiare. Chi invece la teme e la vuole cambiare, anche contro ogni evidenza, dice che quella persona se n’è andata, o è passata a miglior vita, è volata via oppure (come ho sentito dire) è “terminata”. Tutto va bene purché non si usi la parola morte.Perché mi preme sottolineare che il cristiano è l’uomo della realtà? Perché il cristiano, proprio in quanto uomo della realtà, si comporta su base morale, e su questa base si impegna nei confronti di se stesso e degli altri. Anche la morale è reale. Estremamente reale perché estremamente umana. Il cristiano lo sa e si comporta di conseguenza. L’uomo ideologico invece lo nega, dice che la morale è una “sovrastruttura”, e così trova il modo di fare quello che gli pare, che gli fa più comodo, che gli procura più piacere. Che il suo non sia un comportamento morale, e quindi non umano, lo sa anche lui. Ma nega l’evidenza.Il cristiano, quando si imbatte in un’altra persona, anche se questa persona ha il colore della pelle diverso dal suo e parla una lingua diversa dalla sua, vede immediatamente nell’altro un suo simile. Vedendolo simile prova nei suoi confronti senso di solidarietà. E con quel suo simile vuole parlare, vuole confrontarsi, vuole creare un rapporto. Tutto ciò fa parte semplicemente della realtà, perché noi siamo fatti così. Siamo essere morali. Invece l’uomo che, ideologicamente, nega la realtà che cosa fa? Magari prende a pretesto il colore della pelle per dire che quella persona è meno persona delle altre. O magari prende a pretesto la lingua, o il paese di provenienza, o la religione, o il colore degli occhi, o dei capelli. Chi vuol negare la realtà ha mille pretesti a disposizione, uno più utile dell’altro. Non c’è che da scegliere.Ecco perché per il cristiano l’impegno, nel senso di impegno morale, non è una scelta fra tante, ma è semplicemente l’unica scelta, perché è l’unica che corrisponde alla realtà delle cose.Faccio un esempio banale. Tempo fa vicino a casa nostra abitava una signora che, per motivi vari, si era messa a bere, rovinando così la propria vita e quella della sua famiglia. Si era così abbruttita che un certo giorno i familiari la buttarono fuori di casa. Lei venne a bussare alla nostra porta chiedendo aiuto e solidarietà. Io, con un atteggiamento ideologico, dissi: “Niente da fare, ci procurerebbe troppe noie, mica siamo un ente di beneficenza, vada in parrocchia, o alla asl”. Mia moglie invece, non avendo paura di riconoscere l’umanità di quella persona (umanità che anch’io ovviamente avvertivo ma volevo negare per il mio interesse), la ospitò, le diede assistenza e le permise di affrontare una fase difficilissima della sua vita. Mia moglie ha riconosciuto la realtà. Si è comportata moralmente, cioè umanamente. E quando le ho detto “brava, sei stata una vera cristiana”, mi ha giustamente risposto: “Perché, c’era un’altra scelta?”.Quando il cristiano si china sul suo simile, come il samaritano, non fa che riconoscere la realtà. Questo fratello ha bisogno di me, è evidente. Così come è evidente che siamo tutti nella stessa barca, perché solo un pazzo, o un ideologo, può negare che tra i comportamenti delle persone non ci sono rapporti di causa-effetto. Tutti noi siamo legati: ogni ingiustizia da me commessa è pagata da qualcuno, ogni mia violenza si ripercuote contro qualcuno, ogni mia omissione ha conseguenze negative su qualcuno. Questa è la realtà dei fatti. Che il cristiano riconosce. Mentre l’uomo ideologico, per motivi suoi, cerca di piegarla, in vario modo, fino a trasformarla in qualcosa di totalmente diverso. Il cristiano vede rosso e, moralmente, dice rosso. L’uomo ideologico vede rosso e, se gli fa comodo, ideologicamente dice giallo.Si può essere ideologi inconsapevoli. Per esempio lo è il figlio che sta fuori fino alle quattro del mattino fregandosene altamente delle preoccupazioni che procura ai genitori. Nega il dolore dei genitori, che è evidente, perché gli fa comodo. Ma che si consapevole o meno, il comportamento ideologico va sempre nella direzione dell’egoismo e dell’affermazione di sé contro l’altro.Vogliamo parlare di solidarietà? Bene, non c’è molto da dire. E’ chiaro che si tratta di qualcosa che sta dentro ciascuno di noi. Nessuno che voglia essere sincero con se stesso può dire che la presenza di una persona che soffre non gli fa problema. L’uomo che al semaforo tende la mano verso il finestrino della nostra auto ci fa problema. Il bambino africano con la pancia gonfia e la gambine secche ci fa problema. Il bambino soldato o la bambina violentata ci fanno problema. Il villaggio spazzato dalla tempesta di sabbia fa problema. Il popolo condannato a morte dalla carestia fa problema. Il lebbroso mutilato e sfigurato fa problema. La realtà è che tutto ciò ci fa problema. Il cristiano questa realtà la riconosce e moralmente (cioè nell’unico modo umano) l’assume su di sé trovando mille modi per aiutare l’altro. L’uomo ideologico ci pensa su e poi dice che è colpa dei cristiani che non permettono la contraccezione. Ottenendo così un triplice scopo: di sentirsi a posto perché ci ha pensato, di sentirsi progressista perché vuole la contraccezione e di mettere in ridicolo il cristiano retrogrado.Vogliamo parlare di interdipendenza e multiculturalità? Anche queste sono realtà sotto gli occhi di tutti. In un mondo in cui si comunica sempre di più e sempre di più si entra in contatto, siamo tutti quanti multiculturali nel senso che le nostre culture si confrontano continuamente e tutti siamo chiamati a metterci in gioco in questo confronto lavorando per il bene comune. E’ una realtà lampante. Lo è in quanto realtà morale e dunque umana. E infatti il cristiano la riconosce. L’uomo ideologico invece la rifiuta. E così nascono, per esempio, le teorie sociologiche sul fallimento della multiculturalità, secondo le quali il mondo per andare avanti avrebbe bisogno dell’affermazione di identità forti. Ecco il linguaggio ideologico che si insinua, ecco le parole che pretendono di forzare la realtà per piegarla alle esigenze dell’ideologia. Quell’uomo che è chiaramente un mio fratello diventa di volta in volta un extracomunitario, un clandestino, un richiedente asilo, o come lo vogliamo chiamare. Le parole sfornate dall’ideologia servono sempre ad allontanare la realtà, a renderla meno umana e quindi meno disturbante.Lo abbiamo visto benissimo nel caso di Eluana. Era una donna che per vivere aveva bisogno di qualcuno che le desse da mangiare e da bere perché da sola non poteva farlo. Le suore di Lecco le davano da mangiare e da bere, come si fa con i bambini molto piccoli, perché non avevano paura della realtà rappresentata da quella donna. L’ideologia invece, volendo negare la realtà di Eluana e volendo affermare che quella donna non era più una donna ma qualcosa di meno, qualcosa che non meritava più di vivere, ha incominciato a parlare di “protocolli” da applicare. Credetemi: quando le parole si fanno vaghe e indeterminate, quando le parole non richiamano più cose e persone, c’è di mezzo l’ideologia. E quando c’è di mezzo l’ideologia è in corso una discriminazione. C’è sempre un forte che discrimina a danno di un debole.Il cristiano lo sa, lo vede, lo dice. Non ha paura della realtà perché lui sa che la realtà è già stata redenta, tutta quanta, e che lui, come cristiano, deve propriamente continuare l’opera di redenzione. Per questo è uomo della realtà. E proprio per questo suo essere uomo della realtà è perseguitato.
Aldo Maria Valli

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